LA LEGGENDA DI SOREGHINA

Riportiamo di seguito la storia di Soreghina, personaggio della tradizione ladina citato nei versi finali del celebre canto “La Montanara” e che dà il nome al nostro coro; la sua vicenda va ad inserirsi nel “ciclo dei Fanes” che assieme a molte leggende dolomitiche ladine venne riscoperto, raccolto e tramandato a inizio ‘900 dal bolzanino Karl Felix Wolff.

Ecco, quindi, il racconto:

Soreghina era una principessa la cui vita dipendeva dalla luce del sole; era costretta, secondo una profezia, di notte o nei giorni di cattivo tempo e senza la luce del sole, a dormire per non morire; ella sarebbe morta all’istante se fosse rimasta sveglia al buio.

Un giorno mentre Soreghina si trovava in mezzo ai prati trovò disteso a terra un giovane privo di sensi e gli fu prestato soccorso. Questo giovane era un valoroso guerriero chiamato Occhio della Notte, scacciato dal regno dei Fanes perché, innamorato della principessa Dolasilla, aveva osato chiederne la mano al Re. Nella sua fuga precipitò da una rupe sopra la Val di Fassa.

Durante il periodo delle cure prestate da Soreghina i due giovani s’innamorarono e si sposarono. Soreghina e Occhio della Notte conducevano una vita felice, vivevano in una capanna di legno, situata nel punto più soleggiato di una radura di fronte al monte Vernèl. I giorni felici, però, trascorsero veloci ed ecco arrivare l’autunno con le prime nebbie e nevi sulle cime. Nel pomeriggio di una fredda giornata giunse alla casa degli sposi un guerriero straniero, amico di Occhio della Notte. I due uomini parlarono a lungo in disparte e Soreghina fu presa dalla curiosità di ascoltare i loro discorsi. Così si avvicinò alla porta della loro stanza e sentì le parole che sottovoce Occhio della Notte rivolgeva all’amico: egli si sentiva legato a Soreghina da devota ed eterna riconoscenza, ma portava sempre indelebile nel cuore l’immagine della principessa Dolasilla.

L’amico se ne andò quando era già notte ed Occhio della Notte cominciò ad essere preso dal rimorso per il suo sentimento nascosto, un tradimento verso la dolce Soreghina. Allora, pentito della sua mancanza di lealtà, volle andare a vedere la sposa che sicuramente dormiva profondamente, come sempre, nel cuore della notte. Aprì la porta e Soreghina, che si era appoggiata per ascoltare senza curarsi del passare del tempo, gli cadde tra le braccia senza vita. Era, infatti, giunto il buio della notte che aveva sorpreso Soreghina ancora sveglia; inesorabile la profezia si era avverata. A nulla valsero le grida di dolore di Occhio della Notte che le chiedeva disperatamente perdono.

“…Là su sui monti,
dai rivi d’argento,
una capanna
cosparsa di fior
Era la piccola,
dolce dimora
di Soreghina
la figlia del Sol…”